La pasta non è solo un alimento base in Italia, ma rappresenta anche un simbolo culturale per molte altre nazioni. Essa è profondamente radicata nella cultura mediterranea, costituendo un elemento di normalità alimentare e culturale. Tuttavia, nonostante la sua diffusione globale, ogni paese la interpreta in modo diverso, adattandola alle proprie tradizioni culinarie.
Sebbene la pasta sia percepita come un prodotto “nazionale” in Italia, il mercato globale è pieno di marche che competono tra loro, e alcune spiccano per qualità rispetto ad altre. Grazie a studi e ricerche condotte da vari enti e istituti, sono state stilate classifiche delle marche di pasta, suddivise in base alla qualità degli ingredienti e al valore nutrizionale, evidenziando quali marchi siano più salutari e quali meno.
In Italia, il rapporto con la pasta è talmente forte che ogni modifica alla sua composizione, soprattutto dovuta ai processi industriali moderni, può generare una sorta di “fastidio culturale”. La pasta è vista come un elemento antico, e molti sono restii ad accettare cambiamenti che ne alterino l’integrità.
Ma quali sono i fattori che rendono alcune marche di pasta “meno salutari”? La qualità della farina utilizzata, il tipo di grano, la presenza di additivi o conservanti sono solo alcuni degli aspetti che influenzano la salubrità del prodotto. Per questo, è importante informarsi e scegliere con cura la pasta che consumiamo quotidianamente.
Peggiori marche di pasta: incredibile, ecco la classifica
La pasta deve infatti essere quasi sempre essere considerata un elemento prodotto in grandi quantità e per restare appetibile dal punto di vista economico, deve presentare delle metodologie di produzione che spesso fanno riferimento ai vari pesticidi, indispensabili in alcuni casi durante la coltivazione dei cereali che sono alla base della pasta.
Uno di quelli più gettonati è sicuramente il glisofato, un pesticida un tempo utilizzato da quasi ogni forma di marca di pasta in Italia ma anche nel resto d’Europa, che ha poi portato all’affermazione tipica di un vero e proprio allarmismo quando la sostanza, che viene generalmente aggiunta durante la coltivazione del grano, per evitare la proliferazione di insetti e micro organismi che possono rendere il prodotto non commercializabile.
Il glisofato viene considerato dai vari elementi che si occupano dell’impatto di sostanze chimiche in relazione al cibo come “potenzialmente cancerogeno”, ossia una sostanza che seppur ancora da studiare in maniera approfondita per confermare una potenziale tossicità, va attenzionata dai consumatori in quanto presenti su varie tipologia di pasta.
Per questo è decisamente consigliabile controllare accuratamente l’etichetta presente sul pacco di pasta al momento dell’acquisto, in quanto obbligatoriamente la presenza di glisofato deve essere riportato.
Generalmente le varianti di pasta coltivate attraverso l’agricoltura biologica non contengono pesticidi se non quelli naturali e sono quindi “meno a rischio” tossicità in particolare facendo riferimento al lungo periodo. Banalmente ma anche logicamente, meno cose sono presenti sull’etichetta della pasta, e meno “male” farà la pasta.